“Nel quadro di un trend di discesa dei ricoveri ospedalieri, che nel 2017 rispetto al 2016 risultano essere stati oltre 171 mila in meno, gioca evidentemente un ruolo chiave il grandissimo sforzo prodotto dalla Medicina di Famiglia. Alle carenze di risorse e ad un quadro normativo obsoleto fa evidentemente da contraltare un enorme patrimonio di professionalità e lavoro”. Silvestro Scotti, segretario generale Fimmg ha commentato così i dati relativi al nuovo rapporto sulle Schede di dimissioni ospedaliere (SDO), che vede ancora una volta un calo dei ricoveri di acuti, riabilitazione e lungodegenza. E soprattutto anche un calo del tasso di ospedalizzazione e ricoveri inappropriati.
Se il rapporto sulle SDO mette in luce un aspetto virtuoso del sistema, ancor più importante è chiedersi chi abbia sostenuto questi risultati sul territorio. “Questi pazienti - ha fatto notare Scotti - non sono scomparsi, sono quelli presi in carico prima e dopo i ricoveri dalla Medicina territoriale, Medicina di Famiglia in testa, che agisce con un’appropriatezza sempre maggiore. È facile puntare il dito contro i Mmg quando si parla di troppi accessi in Ps, ma evidentemente i dati non mentono e forse qualcuno dovrebbe interrogarsi piuttosto su quanto questi dati siano la conseguenza dell’andamento demografico della popolazione che richiede un nuovo medico di famiglia. Nei limiti della condizione attuale della Medicina di Famiglia, il rapporto dimostra che c’è una presa in carico territoriale che è sempre più efficace. Tutto questo nonostante i Mmg siano chiamati a ‘combattere’ con armi spuntate”.
Seguire il modello europeo
Il primo, e più attuale, problema sollevato da Scotti, è la mancanza di un respiro europeo della Medicina Generale e a questo proposito la Fimmg lancerà in questo periodo l’hashtag #nonsonounmedicoeuropeo. Per Scotti “se l’Italia seguisse l’esempio che arriva dall’Europa allora punterebbe senza indugio ad una Medicina Generale che ha accesso alla prescrizione di farmaci innovativi come i NAO e quelli per il diabete e la BPCO. Proprio per i pazienti cronici, avremmo gli strumenti per curarli meglio a domicilio che è la vera richiesta che arriva dai nostri assistiti”. Nonostante una Medicina di Famiglia molto attiva e presente, per il segretario generale Fimmg, è la politica a non rispondere prontamente.
“Seguire un modello europeo - ha precisato - significa anche realizzare mezzi di decontribuzione per le assunzioni di soggetti (personale di studio) che vengono impiegati nel perseguimento di un interesse socio sanitario, qual è l’azione del Mmg sul territorio”. Scotti fa anche notare come in Italia manchi la possibilità per i medici di famiglia di acquistare strumentazione diagnostica con agevolazioni sull’Iva, che per questi ambiti dovrebbe seguire (come avviene normalmente per l’acquisto di ausili per i soggetti portatori di handicap) un regime al 4% e non al 22%. Anche in considerazione che i medici non sono soggetti Iva e dunque non possono scaricarla. “Con poche ma mirate misure di “europeizzazione” della Medicina di Famiglia riusciremmo ad avere risultati ancora maggiori di quelli che abbiamo. Ecco perché dico che la Medicina Generale c’è, ma chi governa non se ne accorge”.
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